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Basta con la tiritera dei troppi avvocati in Italia

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(il quadro è di Caravaggio e si intitola I bari. E' un olio su tela del 1594 ed è a Fort Worth, nel Kimbell Art Museum)

In media, in Italia ci sono 3,4 avvocati ogni mille abitanti. Questa la proporzione in ogni regione ogni mille abitanti: Valle d'Aosta 1,3; Piemonte 1,9; Liguria 3,6; Lombardia 2,7; Trentino Alto Adige 1,5; Veneto 2,2; Friuli Venezia Giulia 1,8; Emilia Romagna 2,8; Toscana 2,8; Umbria 3,1; Marche 3,1; Lazio 4,8; Abbruzzo 4,2; Molise 4,4; Campania 4,9; Puglia 5,0; Basilicata 3,8; Calabria 5,9; Sicilia 3,8; Sardegna 2,7 (dati da ilsole24ore del 17/4/2010).
In un articolo pubblicato da ilsole24ore il 28 aprile 2009, dal titolo "Classe forense, i numeri da sfatare", si leggeva che all'albo avvocati di Roma sono iscritti 20.186 avvocati; all'albo di Madrid più del doppio, addirittura 45.166; all'albo di Monaco pochi di meno e cioè 18.364.
Altra notazione si leggeva, ancor più interessante; quella per cui, se è vero che in Francia ci sono circa tanti avvocati quanti ne sono iscritti all'albo di Roma, è pure vero che la Francia costituisce un eccezione tra i paesi europei, nei quali sono presenti avvocati in misura non molto diversa che in Italia. In particolare quasi in ogni paese d'Europa il numero degli avvocati supera i 150.000 (159.295 in Spagna, 150.375 in Germania, 151.802 in Inghilterra-Galles). 
Interessante la progressione numerica degli iscritti all'albo in Germania (vedi articolo di Roberto Giardina a pag. 11 de ItaliaOggi del 18/2/2010): erano poco più di 36.000 nel 1980; 56.000 nel 1990; nel 1995 erano già un 50% in più; 104.000 nel 2000; oggi, nel 2010, sono 150.400. 
Dunque, si parli sulla base di questi dati, se non si è in grado di smentirli. E basta con la tiritera dei troppi avvocati in Italia. Già la si ripeteva stancamente intorno al 1920 e oggi ci tocca sentirla sempre più spesso (persino in occasione dei discorsi d'apertura dell'anno giudiziario) e assurdamente posta a motivo dell'eccessivo numero di cause in Italia: assurdamente perchè di certo, per il penale, le cause non le sollecitano gli avvocati, mentre per il civile e l'amministrativo la colpa della litigiosità eccessiva è tutta del legislatore e della giurisprudenza, i quali sono uno più incerto dell'altro. In realtà "l'eccesso di norme, che si stratificano confusamente e si richiamano l'un l'altra in un groviglio inestricabile, la loro "bassa qualità", che alimenta dubbi interpretativi e incertezza nell'applicazione, gli alti livelli di contenzioso e litigiosità che ne scaturiscono, la lentezza dei procedimenti, l'ampiezza della regolazione cui sono soggette le attività economiche e sociali: tutti questi fattori, tra loro intrecciati, alimentano una domanda diffusa di servizi di intermediazione legale" (da Società Libera, , 8° RAPPORTO SUL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA, Edizione Guerini e Associati, 2010 cit, p. 37).   
Gli avvocati italiani si aspettano che gli organismi che si dicono rappresentativi dell'avvocatura li difendano dall'accusa infamante di creare artificiosamente le cause che intasano i Tribunali.
Invece che sulla "autoritaria" (e incostituzionale perchè irragionevole, sproporzionata e anticoncorrenziale) riduzione del numero degli avvocati, si focalizzi l'intervento di modifica della legge professionale sulla necessità di porre rimedio ad una regolazione anticoncorrenziale della professione forense.
Al riguardo occorre rammentare che un settore produttivo può dirsi aperto alla concorrenza non se è alto il numero dei concorrenti ma se i loro redditi non sono eccessivamente differenziati, come avviene invece (e risulta pacificamente dai dati pubblicati dalla Cassa Forense) tra gli avvocati italiani, i quali in piccola percentuale sono titolari d'alti redditi mentre in alta percentuale sono ormai "proletarizzati".


di Giardina:
- quella per cui "i primi dieci studi internazionali in Germania, che occupano fino a 500 legali ciascuno, danno lavoro al 4% degli avvocati, e incassano il 40% degli introiti complessivi";
- quella per cui in Germania "gli ostacoli per esercitare sono minori che in Italia per un giovane che si affaccia alla professione".

Ultimo aggiornamento Mercoledì 20 Novembre 2013 16:40  


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