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Il Tribunale di Rieti, nella sentenza n. 354/2016, depositata il 29/11/2016 (che -compensando integralmente le spese a causa della novità delle questioni trattate- ha deciso sul ricorso presentato dall'avv. Maurizio Perelli contro la Cassa forense) ha affermato:

"La parte convenuta va condannata alla restituzione di tutti i contributi versati negli anni di iscrizione all'albo che -a causa dell'incompatibilità allo svolgimento della professione di avvocato- devono essere ritenuti inefficaci (2007-2009): invero sebbene la formulazione testuale dell'art. 22 l. 576/1980 secondo cui sono rimborsabili a richiesta i contributi relativi agli anni dichiarati di iscrizione dichiarati inefficaci, non autorizzi a ritenere che per i contributi rimborsabili si debbano intendere anche i contributi di tipo solidaristico, deve tuttavia rimarcarsi come la funzione solidaristica di quella parte dei contributi versati dal professionista mantenga la sua ragion d'essere qualora il professionista continui ad essere iscritto all'albo e cessi laddove -come nella specie- il professionista venga d'ufficio cancellato a causa del l'incompatibilità."

Inoltre, il Tribunale precisa che va affermato anche il diritto del ricorrente al rimborso dei contributi che (in relazione ad uno solo degli anni di accertata incompatibilità all'esercizio della professione forense) erano stati versati in forza di cartella esattoriale opposta dal ricorrente.

La cartella esattoriale, emessa in relazione ai contributi dovuti per quel solo anno di incompleto versamento in costanza di incompatibilità, non è stata annullata perchè alla data di emissione della medesima cartella non sussisteva alcuna dichiarazione della Cassa di inefficacia dell'iscrizione con riferimento all'anno in questione. Cionondimeno, per il Tribunale, il ricorrente ha diritto al tantundem, a titolo di rimborso.

Mi pare giusta la attenzione del Tribunale reatino ai limiti naturali del principio di solidarietà. In fondo, anche  proposito della solidarietà e non solo a proposito dell'amicizia, aveva ragione Schopenhauer.

 

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Non si può per legge di parlamento rendere la gente morale - ed è già qualche cosa (O. Wilde)